L’idealismo etico di Fichte
- afferma l'Io come attività creatrice del mondo e priva di
limiti
- con ciò si compie il passaggio dal criticismo kantiano all'idealismo
La ricerca della libertà e la tensione etica
- Fichte, padre dell'idealismo tedesco fa proprio il monito
del filosofo Lessing, che aveva riposto il valore della verità nello sforzo
costante per raggiungerla
- il possesso è riposo, orgoglio e pigrizia; la ricerca è
impegno e attività, Fichte attribuisce a tale pensiero un significato morale
- la vita sua può essere vista come uno sforzo per
"diventare libero"
- nato da una famiglia poverissima, viene aiutato
economicamente da un signore del villaggio; riesce a compiere i suoi primi
studi nel collegio di Pforta
- successivamente si reca a Konisberg per ascoltare le
lezioni di Kant e fargli leggere il manoscritto della sua prima opera, il Saggio
di una critica di ogni rivelazione, che venne scambiato per un'opera kantiana
- nel 1794 diviene professore a Jena
L’Io come principio assoluto e infinito
- l’aspirazione alla libertà si ritrova nel sistema del
filosofo
- secondo Fichte, se il mondo dell'esperienza possibile è
quello della rappresentazione, non si può ammettere nulla al di fuori del
soggetto stesso -> quest’ultimo è assoluto e infinito
- il "Grande Io" costituisce il punto di partenza
del sistema fichtiano, che deve dimostrare con una rigorosa deduzione tutti gli
oggetti: la natura, le cose e il nostro stesso corpo
- secondo Fichte, Kant è rimasto prigioniero di una visione
dogmatica della conoscenza, avendo posto dei limiti al soggetto con
l'ammissione dell'esistenza di qualcosa di esterno e irriducibile a esso: il
noumeno
- al contrario l'idealismo, negando la cosa in sé e
affermando l'infinità del soggetto
- l'Io può essere considerato libero nella misura in cui
viene visto come originario
La differenza tra dogmatici e idealisti
- Fichte dice che proclamando l'assoluta libertà del soggetto
si apre la possibilità di una piena realizzazione dell'impegno etico;
possibilità preclusa dal dogmatismo che implica la negazione della libertà e
della moralità
- l'individuo inerte sarà per natura orientato verso il
dogmatismo, il quale conduce una visione materialista e determinista che riduce
l'autonomia dell'Io.
- l'idealismo per Fichte è una scelta di vita che coinvolge
tutti gli aspetti della personalità e che richiede un impegno totale e
incondizionato
L’Io e i tre momenti della vita dello spirito
- l'Io
di Fichte è spirito, infinita tensione verso un'ideale meta di perfezione
- l'io fichtiano è l'Io puro e universale, inesauribile
attività creatrice -> è "creatore" perché conferisce senso e realtà
al mondo, il quale non potrebbe esistere
- il fondamento di ogni realtà è l'Io puro o spirito, un
processo creativo e infinito che si articola in tre momenti essenziali: tesi,
antitesi e sintesi.
TESI: l'Io pone sé stesso, rivelandosi come attività auto creatrice che ha
immediata e intuitiva consapevolezza di sé;
ANTITESI: l'Io pone il non-Io e quindi l'Io puro deve necessariamente opporsi al
non-Io, ossia all'oggetto, in quanto è un ostacolo necessario per realizzarsi;
SINTESI: l'Io oppone, nell'Io, all'Io divisibile, un non-Io divisibile e quindi,
avendo posto il non-Io come antitesi indispensabile alla sua attività, l'Io si
particolarizza in tanti Io empirici e finiti contrapposti alle singole cose.
DOMANDE
1. Quale conseguenza deriva, per Fichte, dalla riduzione del
mondo dell’esperienza a “rappresentazione”?
Secondo Fichte, se il mondo dell’esperienza possibile è
quello della rappresentazione, non si può ammettere nulla al di fuori del
soggetto stesso. Quest’ultimo, poiché nella prospettiva fichtiana non è più
limitato da una presunta realtà noumenica, è pertanto assoluto e infinito.
2. In che senso l’Io puro è principio ontologico oltre che
logico?
Secondo, non si tratta soltanto di un principio logico (come
A=A), ma di un principio ontologico, in quanto è l’Io stesso a creare la propria
essenza costitutiva. L’Io puro non è dunque una “persona” o un principio
sostanziale e statico, ma incondizionata attività creatrice che ha immediata e
intuitiva consapevolezza di sé: esso è autocoscienza o, come Fichte dice, “egoità”.
3. Perché l’Io pone il non-Io necessariamente?
Nel secondo momento del processo creativo, quello dell’antitesi,
l’Io puro deve necessariamente opporsi a un non-Io, ossia all’oggetto (dal
latino ob-iectum, gettato contro), in quanto, essendo suprema attività, ha
bisogno di qualcosa altro da sé per realizzarsi)
4. Come si forma l’individuo finito e concreto?
L’individuo finito e concreto, so forma nel terzo momento del
processo creativo, quello della sintesi, che si riferisce alla concreta
situazione del nostro esse nel mondo, in cui si fronteggiano una molteplicità
di cose (non-Io) e una pur pluralità di persone, che Fichte definisce “io finti”.
Avendo posto il non-Io come antitesi indispensabile alla sua attività, l’Io si
particolarizza nei singoli io empirici e finti che costituiscono il mondo e la
sua molteplicità, e quindi si trova a esistere concretamente.
fonti immagini:
https://en.wikipedia.org/wiki/Johann_Gottlieb_Fichte#/media/File:Johann_Gottlieb_Fichte.jpg
https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788842054610
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